CITAZIONE (oea @ 27/12/2008, 23:18)
Capisco benissimo Ravic: il giuramento di Ippocrate è una realtà seria per chi lo ha fatto proprio con consapevolezza.
Credo che un medico possa accogliere con dolore, ma senza obiezioni etiche, il rifiuto consapevole di un paziente ad ogni cura ormai inutile a garantire una minima qualità della vita (anche se si tratta di un rifiuto testimoniato solo da uno scritto lasciato a un tutore o a un notaio quando ancora si è coscienti e in buona salute). Ma non credo che un medico possa mai essere obbligato a somministratre una sostanza che procuri la morte.
Hai messo l'accento su un elemento fondamentale del problema: che cosa dobbiamo intendere per eutanasia. Io stessa quando ho scritto la tesi non sapevo esattamente che cos'è l'eutanasia, e le varie pratiche che spesso si confondono con essa.
E allora cerco di fare un po' di chiarezza (Ravic se riscontri degli errori in ciò che scrivo, ti prego correggimi):
a) eutanasia propriamente detta: è la somministrazione di farmaci con l’intenzione esplicita di abbreviare la vita del paziente su sua espressa richiesta;
b) suicidio medicalmente assistito: si tratta della prescrizione o della fornitura di farmaci che pongono fine alla vita del paziente;
c) l’interruzione della vita senza richiesta esplicita: è la somministrazione di farmaci che pongono fine alla vita del paziente senza sua esplicita richiesta;
d) l’alleviamento dei dolori e di altri sintomi: si tratta di somministrazione di oppiacei, in dosi tali da causare l’abbreviazione della vita;
e) la non-istituzione o sospensione di trattamenti: intesi come trattamenti di sostegno vitale.
Queste distinzioni sono quelle previste dalla legge sull'eutanasia olandese. Tra il primo punto ed il secondo punto c'è una differenza sostanziale: in un caso è il medico a togliere la vita al paziente, nel secondo caso il medico prescrive un farmaco o lo fornisce al paziente. Ora domando ai medici del forum (perché questo non lo so e non l'ho accertato ai tempi della tesi): quanti farmaci ci sono sul mercato che servono per curare una patologia particolare e che in dosi eccessive possono portare alla morte? Esistono?
Una riflessione anche sul terzo punto: quante persone dalla sala operatoria non escono vive perché, magari per complicazioni durante l'intervento, il paziente si aggrava e tirarlo fuori "vivo" significherebbe lasciarlo attaccato alle macchine per sempre? Quanti anestesisti non rianimano i loro pazienti in situazioni di questo tipo? Anche questa è una forma di eutanasia, se vogliamo essere puntigliosi. E' chiaro che dati su questo fronte non ne troveremo: l'eutanasia è punita con pene molto gravi, come avete visto nel mio messaggio precedente e nessun medico ammetterebbe mai di averla praticata. Ma questo non significa che non la pratichi.
In questa situazione può subentrare l'arbitrio del medico: chi ci assicura che quella persona non volesse essere rianimata?
Su questo ultimo punto voglio aprire una parentesi. Non voglio accusare nessuna categoria, però sappiamo tutti che le case farmaceutiche sono delle lobby di potere. Alle case farmaceutiche fa comodo vendere farmaci e macchinari per tenere in vita la gente il più a lungo possibile, in fondo sono delle aziende che operano su un mercato concorrenziale. Ammettiamo anche che nella categoria dei medici possano esserci persone che poco eticamente si arricchiscono, d'accordo con le case farmaceutiche, a procrastinare la morte di gente che soffre.
O dobbiamo escludere a priori queste possibilità?
L'ultimo punto è quello che riguarda Eluana. Il polverone con lei l'hanno alzato perché non capace di intendere di volere (trovatemi un cadavere che lo sia), ma se io cosciente e capace di intendere e di volere, dichiaro al mio medico che non voglio più essere curata, il medico non è obbligato a seguire il mio desiderio? O il giuramento di Ippocrate mi obbliga a subire le decisioni di un medico troppo zelante?
Concludo questo papiro con una riflessione giuridica: una materia non legiferata, anche in senso di divieto a fare, come quella dell'eutanasia, determina un vuoto legislativo che può essere colmato solo dall'arbitrio degli agenti: paziente, medico ed eventuali eredi. Io trovo questa situazione molto pericolosa.