Il trono della sophia

Eutanasia

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Bag End
view post Posted on 22/12/2008, 15:35




Quando mi sono laureata ho scelto come materia per la tesi una materia poco considerata nella mia facoltà (forse giustamente): diritto costituzionale. Diversi motivi mi spinsero a questa scelta: innanzitutto era l'unica materia a cui avevo preso 30 e per poco mi sono giocata la lode; in secondo luogo io avevo cambiato facoltà e metà degli esami li avevo sostenuti nella vecchia facoltà, quindi la scelta si riduceva drasticamente rispetto ai miei colleghi, ed infine non avevo voglia di aspettare due anni per discutere la tesi (è uno degli inconvenienti a cui si va incontro nelle facoltà di molte università italiane pubbliche), ed il docente di diritto quando mi ha vista mi ha accolta a braccia aperte non avendo nessuna richiesta nella facoltà di Economia.
Scelsi un argomento tosto e poco discusso in Italia: l'eutanasia. Seguivo da lontano già da diverso tempo la vicenda di Eluana Englaro e l'ho anche inserita nella mia tesi.
Quando ho letto della decisione della Cassazione a novembre, speravo che la vicenda fosse giunta alla fine.
Non so quanti di voi conoscano la sua lunga storia comunque questo è uno degli ultimi articoli che ho letto a cui sono seguite molte polemiche inutili:

"La Cassazione dà di fatto il via libera all’interruzione dell’alimentazione per Eluana Englaro. Una sentenza che riscatena immediatamente il dibattito intorno a una materia delicatissima. Per il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano “una parte della magistratura rifiuta la tutela della vita umana, privilegia forme più o meno velate di eutanasia e di omicidio del consenziente, impone questa sua opzione al Paese violando le leggi in vigore”. Per Luca Volontè (Udc) la Cassazione “autorizza il primo omicidio di stato in nome del popolo italiano”. L’associazione Scienza e Vita arriva addirittura a chiedere una esecuzione pubblica e con testimoni, visto che “si tratta di una vera e propria condanna a morte in età repubblicana”.
Mina Welby, la moglie di Piergiorgio, invece si sente vicina al padre di Eluana: “Oggi finisce il lutto di Peppino Englaro”, commenta. “Sono felice perché la volontà di Eluana può essere adempiuta, temevo che tutto ciò si prolungasse ancora di più e che le intrusioni ideologiche continuassero”. Sulla stessa linea Maria Antonietta Coscioni, deputata radicale, co-presidente dell’associazione Luca Coscioni, che si congratula per la pronuncia della Cassazione: “I giudici hanno dimostrato di essere in sintonia con la maggioranza del paese, se è vero che oltre l’80 per cento degli interpellati sostiene che è favorevole alla richiesta di interruzione di cure, quando si presentano casi come quelli di Eluana”. Ora, dice ancora, “l’unica cosa da fare è rispettare non solo la sentenza, ma il dolore e la lacerazione che in questi anni hanno accompagnato la famiglia di Eluana, nei confronti dei quali è stata esercitata una incredibile violenza e contro i quali si sono usati termini e toni terrificanti”.
“E’ la conferma che viviamo in uno stato di diritto”: sono queste le prime parole di Beppino Englaro, il padre di Eluana, che da anni si batte per vedere riconosciuto il diritto della figlia a una morte dignitosa."

www.repubblica.it – giovedì 13 novembre 2008

Cosa è successo dopo? In Lombardia tutte le cliniche e gli ospedali pubblici si sono rifiutati di sospendere il trattamento, e quando finalmente il sig. Englaro aveva trovato un ospedale di Udine disposto ad aiutare la famiglia nell'esecuzione di una sentenza di Cassazione (mica pizza e fichi), interviene il ministrozzo di turno con un provvedimento illegittimo a tutti gli effetti.
Una vicenda senza fine per la famiglia, perchè Eluana è morta da un bel pezzo, visto che il suo cervello è andato ed i polmoni funzionano artificialmente.
La Chiesa continua ad intromettersi su questioni che non dovrebbero, a mio avviso, riguardarla, perchè Eluana è un vegetale (tanto per usare un termine nudo e crudo).

Vorrei aprire un dibattito con voi su questo argomento.
 
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Rosenberg
view post Posted on 22/12/2008, 16:43




Di fronte ad un caso del genere provo immediatamente qualcosa che non posso reprimere: una forte comprensione del padre.
Quanto deve avere sofferto, pover'uomo!
 
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bradipo1
view post Posted on 22/12/2008, 17:47




CITAZIONE (Bag End @ 22/12/2008, 15:35)
Una vicenda senza fine per la famiglia, perchè Eluana è morta da un bel pezzo, visto che il suo cervello è andato ed i polmoni funzionano artificialmente.
La Chiesa continua ad intromettersi su questioni che non dovrebbero, a mio avviso, riguardarla, perchè Eluana è un vegetale (tanto per usare un termine nudo e crudo).

Sei sicura che i polmoni funzionino artificialmente?
Non ho seguito il caso nei giornali, perché non so cosa sia giusto, ma se i polmoni funzionassero artificialmente basterebbe staccare la spina e in poco tempo morirebbe, se invece è in respiro spontaneo devi aspettare che muoia di sete, un tempo molto più lungo.
 
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Rosenberg
view post Posted on 22/12/2008, 20:03




Io sono a favore della concezione etica dello stato.
Lo stato e la legge devono occupare il loro posto senza interferenze esterne di carattere ideologico o religioso.
Sono convinto che l'eutanasia lasciata alla discrezionalità sarebbe un grande errore.
C'è un binomio di persone che deve dirmi se staccare o meno la spina: un medico ed un rappresentante dello stato.
 
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Bag End
view post Posted on 22/12/2008, 21:28




CITAZIONE (bradipo1 @ 22/12/2008, 17:47)
Sei sicura che i polmoni funzionino artificialmente?

No, mi sono sbagliata, perdonatemi! Andando a memoria ricordavo male. Forse (ma è possibile che sbagli caso) è stata attaccata al respiratore artificiale per un breve periodo, ma ora respira autonomamente. Per quanto mi riguarda resta comunque un vegetale.
Riporto un brano della mia tesi (2003), che riassume in breve la storia di Eluana:

"Eluana all’età di 20 anni, nel gennaio 1992, fu vittima di un incidente stradale, che le causò un grave trauma cranio-cerebrale. Clinicamente la paziente risultava in stato di coma con assenza quasi completa di riflessi, in grado di respirare autonomamente.
La sua condizione peggiorò a causa di un emorragia nella parte più alta dell’encefalo (mesencefalo) e la paziente fu sottoposta a intubazione tracheale. Poi la situazione si ristabilizò, e la paziente riaprì gli occhi, senza però riprendere contatto con l’ambiente, e senza muovere spontaneamente gli arti. Era in stato vegetativo persistente. Sei anni dopo fu visitata da Prof. Carlo Alberto Defanti che riscontrò la seguente situazione: la paziente era in buone condizioni generali. Manteneva gli occhi aperti durante il giorno, i globi oculari erano deviati, e la pupilla dell’occhio destro non reagiva alla luce. Le labbra, la mandibola e la lingua erano animate da un tremore ritmico. Gli arti erano immobili. Respirava spontaneamente, ma la nutrizione avveniva attraverso un sondino naso-gastrico. Né il medico, né altri sono mai riusciti ad entrare in contatto con la paziente. L’EEG mostrò la presenza del ritmo sonno-veglia. La diagnosi del medico fu lo SVP. Eluana si trova tuttora nella stessa condizione clinica di allora.
Secondo il Prof. Defanti, Eluana si trova in SVP a causa del trauma che ha provocato l’emorragia nell’encefalo, interrompendo i collegamenti fra la corteccia cerebrale e i centri nervosi sottostanti. La corteccia cerebrale, in cui vengono elaborati i processi cognitivi risulta isolata rispetto al mondo esterno. Il tronco cerebrale, invece, ha sì subito danni a causa del trauma, ma non si tratta di danni gravissimi. In base alle conoscenze a disposizione della scienza, Eluana, non è consapevole di essere viva, non ha sensazioni, ciò che vive è il suo corpo".

Questi i dati clinici, se volete posso riportare anche una breve storia giuridica.

Ad ogni modo il caso di Eluana non è un caso di eutanasia in senso stretto. Eutanasia significa aiutare qualcuno ad anticipare la morte. Eluana è già clinicamente morta.
 
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bradipo1
view post Posted on 23/12/2008, 00:44




CITAZIONE (Bag End @ 22/12/2008, 21:28)
Eluana è già clinicamente morta.

Purtroppo quanto affermi non è vero.
Vi è una precisa definizione per 'morte clinica' che prevede ad esempio un EEG piatto, che viene utilizzata per i trapianti.
E' in stato vegetativo, senza speranze.
 
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Bag End
view post Posted on 23/12/2008, 01:02




CITAZIONE (bradipo1 @ 23/12/2008, 00:44)
Purtroppo quanto affermi non è vero.
Vi è una precisa definizione per 'morte clinica' che prevede ad esempio un EEG piatto, che viene utilizzata per i trapianti.
E' in stato vegetativo, senza speranze.

Al di la delle mie inesattezze sui termini medici per cui chiedo scusa (all'epoca della tesi avevo studiato bene molte definizioni, ma dopo 5 anni è tutto abbastanza confuso), il problema è quello di dare una definizione giuridica di ciò che si deve intendere per SVP. Mancando quella son tutti li che parlano di eutanasia, mentre si tratta accanimento terapeutico: puro sadismo. L'incertezza giuridica di una fattispecie rende gli abusi ancora più facili.
L'altro grosso ostacolo è lo sviluppo di migliori tecnologie che vogliono allungare in maniera innaturale al vita delle persone.
Non riesco a capire come si possa dire che un rapporto omosessuale è innaturale ed una macchina che tiene in vita artificialmente una persona è naturale! Mi riferisco al mondo cattolico ovviamente.
 
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ainda
view post Posted on 26/12/2008, 10:55




Io ero assolutamente favorevole all'eutanasia perchè credevo che fosse un gesto caritatevole togliere dolore e sofferenza a delle persone che ormai non hanno più speranza di vita e non hanno più la forza morale e psicologica,oltre che fisica,per combattere la malattia.
Però Magris mi fece leggere la sua prefazione ad un libro di uno studioso olandese,bè,devo dire che ero rimasto allibito.In esso si esplicitava il pericolo derivante da un diffondersi a macchia dell'eutanasia.In pratica in questo libro c'era la tesi che molti stati spingano per l'approvazione dell'eutanasia per poter risparmiare sulle spese mediche e assicurative di pazienti ormai privi di possibilità di continuazione di una vita decente,e che alla comunità costano ingenti somme.Inoltre c'era l'ulteriore pericolo di una "politica"di "pulizia"svolta da molti ospedali,pubblici e non,per "ripulire"i reparti da casi ormai inguaribili.C'erano anche le cifre stimate,si parla di migliaia di miliardi di euro risparmiati.In pratica si userebbe l'eutanasia per togliere la popolazione non attiva e produttiva e costosa per lo stato,a favore di quella produttiva e che quindi costi poco alla comunità.
La mia preoccupazione è che si passi da una spinta caritatevole e morale ad un uso criminale e affaristico dell'eutanasia,il che sarebbe terrificante.
A scanso di equivoci il mio è un discorso esclusivamente laico.
 
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samburke
view post Posted on 26/12/2008, 11:16




comunque sia, il maggiore problema dell'eutanasia contro cui sbattono le associazioni a suo favore è proprio come regolarla. cioè nel caso in cui io voglia morire perché soffro, lo voglio fare nel più breve tempo possibile, sennò non avrebbe senso la mia richiesta. le associazioni pro-eutanasia, al fine di evitarne una strumentalizzazione, propongono però dei modelli troppo burocraticizzati che tendono a prolungare le sofferenze del malato anche fino ad un anno e più, sì che io non possa morire velocemente ed evitare sofferenze. la palla a voi
 
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Rosenberg
view post Posted on 26/12/2008, 12:16




Nessuno si è filato questa mia frase, ci riprovo.

Io sono a favore della concezione etica dello stato.
Lo stato e la legge devono occupare il loro posto senza interferenze esterne di carattere ideologico o religioso.
Sono convinto che l'eutanasia lasciata alla discrezionalità sarebbe un grande errore.
C'è un binomio di persone che deve dirmi se staccare o meno la spina: un medico ed un rappresentante dello stato.
 
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Bag End
view post Posted on 26/12/2008, 12:38




CITAZIONE (ainda @ 26/12/2008, 10:55)
Però Magris mi fece leggere la sua prefazione ad un libro di uno studioso olandese,bè,devo dire che ero rimasto allibito.In esso si esplicitava il pericolo derivante da un diffondersi a macchia dell'eutanasia.In pratica in questo libro c'era la tesi che molti stati spingano per l'approvazione dell'eutanasia per poter risparmiare sulle spese mediche e assicurative di pazienti ormai privi di possibilità di continuazione di una vita decente,e che alla comunità costano ingenti somme.Inoltre c'era l'ulteriore pericolo di una "politica"di "pulizia"svolta da molti ospedali,pubblici e non,per "ripulire"i reparti da casi ormai inguaribili.C'erano anche le cifre stimate,si parla di migliaia di miliardi di euro risparmiati.In pratica si userebbe l'eutanasia per togliere la popolazione non attiva e produttiva e costosa per lo stato,a favore di quella produttiva e che quindi costi poco alla comunità.

Sono contenta che si tratti proprio dell'opera di uno studioso olandese, quella che hai letto. Il motivo è semplice: l'Olanda è stato il primo paese europeo ad approvare una legge sull'eutanasia in tutte le sue forme (suicidio assistito, eutanasia passiva, eutanasia attiva). La legge è entrata in vigore nel 2002, e prima di essere approvata è stata preceduta da moltissimi studi sull'argomento, studi che avevano dimostrato che l'eutanasia era praticata dai medici anche se non legalizzata. Il ministero della salute aveva preparato un test anonimo per i medici, per capire quanto fosse sommersa la pratica. In sostanza quando è stata approvata la legge, lo stato già aveva dei dati ufficiali a cui fare riferimento. Dopo l'approvazione della legge i casi di eutanasia non sono aumentati.
Successivamente all'Olanda anche in Belgio è stata approvata una legge analoga.
Ad oggi, che io sappia, sono gli unici stati che hanno avuto il coraggio di affrontare un problema che esiste a prescindere dalla legalità del fatto. Nessun medico ammetterà mai di averla praticata, perché rischierebbe l'accusa di omicidio, nel nostro paese, ma sono molti quelli che la praticano: l'unico problema è che resta tutto sommerso e non sapremo mai quanta gente muore perché lo desiderava e quanta viene fatta morire perché gli eredi hanno fetta, o perché le spese sanitarie sono troppo alte.
Il problema della spesa medica ovviamente esiste, ma esiste sia che ci sia un legge che disciplina l'eutanasia, sia che non ci sia questa legge. Se la legge non c'è abbiamo un vuoto legislativo, che lascia fuori dalla tutela giuridica persone deboli (i malati terminali) ed incapaci di difendersi.
Se ci riflettiamo bene con l'aborto era la stessa cosa. L'illegalità della pratica non impediva a donne e medici di praticarlo, con la differenza che c'era il rischio di morte per la donna, perchè molte strutture non erano adeguate ad un intervento così invasivo e traumatico.
Si tratta di nascondere la testa sotto la sabbia, un atteggiamento ipocrita (di stampo cattolico) che non condivido (non mi riferisco a te Ainda, ma al fatto che non ci sia un dibattito politico, pubblico su questo ed altri problemi, come se non parlandone il problema scomparisse da sé).

CITAZIONE (Rosenberg @ 26/12/2008, 12:16)
Nessuno si è filato questa mia frase, ci riprovo.

Io sono a favore della concezione etica dello stato.
Lo stato e la legge devono occupare il loro posto senza interferenze esterne di carattere ideologico o religioso.
Sono convinto che l'eutanasia lasciata alla discrezionalità sarebbe un grande errore.
C'è un binomio di persone che deve dirmi se staccare o meno la spina: un medico ed un rappresentante dello stato.

Che cosa intendi per concezione etica dello Stato?

Oggi in Italia l'eutanasia è lasciata alla discrezionalità. Non sto dicendo che i dottori sono degli assassini che si lasciano corrompere da familiari interessati solo al soldo (non posso escludere che ci siano anche quelli); so che ci sono medici che sono d'accordo sulla pratica, perché non è giusto lascia soffrire una persona che non ha possibilità di ripresa: basta pensare a malati terminali di tumore, di aids e chissà di quante altre malattie che io non conosco.
 
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ravic
view post Posted on 27/12/2008, 22:22




Una volta ho partecipato ad un seminario sull'eutanasia durante il quale vi è stato l'intervento di un giudice della corte costituzionale, il quale spiegava che in Italia è molto diificile l'approvazione di una legge sull'eutanasia, in quanto nella nostra costituzione si contrappongono due differenti principi: il laico che riconosce la libertà per ognuno di noi di accettare o meno le cure sanitarie ed uno spirito cattolico (voluto dai padri costituenti presenti all'interno della democrazia cristiana), in cui l'individuo non ha piena disponibilità del proprio corpo e quindi non può decidere della propria vita. Sicuramente non sono stato preciso nell'esporre i termini della questione, ma questo giurista affermava che in Italia non si potrà avere una legge sull'eutanasia se prima non si modifica la costituzione.
Per quanto mi riguarda, come uomo sono convinto che ognuno di noi può decidere di interrompere la propria vita se questa non è più dignitosa nell'essere vissuta. Da medico seguo il giuramento di Ippocrate e pertanto non somministrerò mai la morte a nessuno. Capisco che quanto ho scritto è contraddittorio, ma sinceramente la mia coscienza mi impedisce il solo pensiero di interrompere una vita anche se vegetativa.
 
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Bag End
view post Posted on 27/12/2008, 22:47




Nell’ordinamento italiano non esiste una norma che prenda in considerazione specifica l’eutanasia: la conseguenza dell’eutanasia è l’uccisione di un essere umano, e quindi essa rientra tra i reati contro la persona, oggetto del titolo XII del codice penale, ed in particolare tra quelli del capo I del titolo XII. Se c’è il consenso della vittima, la fattispecie rientra nella disciplina dell’art. 579 del codice penale, con pene ridotte rispetto all’omicidio volontario e senza le aggravanti comuni, previste dall’art. 61 del codice penale. Tuttavia, se la vittima è incapace d’intendere e di volere, il consenso è considerato invalido e quindi si applica l’art. 575 del codice penale e non l’art 579.

Scusate la parentesi tecnica, ma era indispensabile.

L'indisponibilità del corpo non è un principio costituzionale (non ho studiato diritto canonico, forse rientra in quella disciplina, ma allo Stato italiano questo non deve interessare), lo è il diritto alla vita e alla salute, ma quando parliamo di un diritto dobbiamo considerare sia la sua connotazione positiva (esercizio del diritto) sia la sua connotazione negativa (mancato esercizio del diritto), altrimenti si tratterebbe di coercizione e non di diritto.
Faccio un esempio per spiegare meglio la questione: la Costituzione riconosce la libertà di circolazione (un cittadino può circolare liberamente sul territorio dello Stato e fuori da questo), salvo che nei casi stabiliti dalla legge (per esempio in caso di arresti domiciliari la libera circolazione viene negata). Il cittadino però può anche decidere di non circolare. Se decide di restare chiuso in casa nessuno può obbligarlo ad uscire.

Per quanto riguarda le questioni di coscienza, esiste l'obiezione di coscienza e questo principio rende il medico libero di scegliere. Chi non è libero di scegliere è il malato terminale.
Considerando poi che la medicina continuerà a fare passi avanti anche nel tentativo di tenere in vita oltre ogni limite gli esseri umani, il problema in questione sarà sempre più pressante.
Al di la del fatto di essere d'accordo o meno, e avrete capito come la penso al riguardo ormai, ciò che mi fa rabbia è la mancanza di un dibattito anche politico, ma non solo, nel nostro paese. Come se il problema non ci fosse.
 
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oea
view post Posted on 27/12/2008, 23:18




Capisco benissimo Ravic: il giuramento di Ippocrate è una realtà seria per chi lo ha fatto proprio con consapevolezza.
Credo che un medico possa accogliere con dolore, ma senza obiezioni etiche, il rifiuto consapevole di un paziente ad ogni cura ormai inutile a garantire una minima qualità della vita (anche se si tratta di un rifiuto testimoniato solo da uno scritto lasciato a un tutore o a un notaio quando ancora si è coscienti e in buona salute). Ma non credo che un medico possa mai essere obbligato a somministratre una sostanza che procuri la morte.
Il che apre un problema, da affrontare quando e se si arriverà al vasto dibattito giustamente auspicato da Bag End: si dovrà spontaneamente formare una lista di medici disponibili a somministrare sostanze letali quando la legge dovesse consentirlo? E questa prestazione medica dovrà essere pagata? Quanto? Da chi?

Concordo sullo Stato etico. E penso che i dilemmi che dovrà affrontare di fronte ad un problema come quello di una (necessaria) legislzione sull'eutanasia siano forse i più tremendi in assoluto.

 
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Bag End
view post Posted on 27/12/2008, 23:55




CITAZIONE (oea @ 27/12/2008, 23:18)
Capisco benissimo Ravic: il giuramento di Ippocrate è una realtà seria per chi lo ha fatto proprio con consapevolezza.
Credo che un medico possa accogliere con dolore, ma senza obiezioni etiche, il rifiuto consapevole di un paziente ad ogni cura ormai inutile a garantire una minima qualità della vita (anche se si tratta di un rifiuto testimoniato solo da uno scritto lasciato a un tutore o a un notaio quando ancora si è coscienti e in buona salute). Ma non credo che un medico possa mai essere obbligato a somministratre una sostanza che procuri la morte.

Hai messo l'accento su un elemento fondamentale del problema: che cosa dobbiamo intendere per eutanasia. Io stessa quando ho scritto la tesi non sapevo esattamente che cos'è l'eutanasia, e le varie pratiche che spesso si confondono con essa.

E allora cerco di fare un po' di chiarezza (Ravic se riscontri degli errori in ciò che scrivo, ti prego correggimi):

a) eutanasia propriamente detta: è la somministrazione di farmaci con l’intenzione esplicita di abbreviare la vita del paziente su sua espressa richiesta;
b) suicidio medicalmente assistito: si tratta della prescrizione o della fornitura di farmaci che pongono fine alla vita del paziente;
c) l’interruzione della vita senza richiesta esplicita: è la somministrazione di farmaci che pongono fine alla vita del paziente senza sua esplicita richiesta;
d) l’alleviamento dei dolori e di altri sintomi: si tratta di somministrazione di oppiacei, in dosi tali da causare l’abbreviazione della vita;
e) la non-istituzione o sospensione di trattamenti: intesi come trattamenti di sostegno vitale.

Queste distinzioni sono quelle previste dalla legge sull'eutanasia olandese. Tra il primo punto ed il secondo punto c'è una differenza sostanziale: in un caso è il medico a togliere la vita al paziente, nel secondo caso il medico prescrive un farmaco o lo fornisce al paziente. Ora domando ai medici del forum (perché questo non lo so e non l'ho accertato ai tempi della tesi): quanti farmaci ci sono sul mercato che servono per curare una patologia particolare e che in dosi eccessive possono portare alla morte? Esistono?

Una riflessione anche sul terzo punto: quante persone dalla sala operatoria non escono vive perché, magari per complicazioni durante l'intervento, il paziente si aggrava e tirarlo fuori "vivo" significherebbe lasciarlo attaccato alle macchine per sempre? Quanti anestesisti non rianimano i loro pazienti in situazioni di questo tipo? Anche questa è una forma di eutanasia, se vogliamo essere puntigliosi. E' chiaro che dati su questo fronte non ne troveremo: l'eutanasia è punita con pene molto gravi, come avete visto nel mio messaggio precedente e nessun medico ammetterebbe mai di averla praticata. Ma questo non significa che non la pratichi.
In questa situazione può subentrare l'arbitrio del medico: chi ci assicura che quella persona non volesse essere rianimata?

Su questo ultimo punto voglio aprire una parentesi. Non voglio accusare nessuna categoria, però sappiamo tutti che le case farmaceutiche sono delle lobby di potere. Alle case farmaceutiche fa comodo vendere farmaci e macchinari per tenere in vita la gente il più a lungo possibile, in fondo sono delle aziende che operano su un mercato concorrenziale. Ammettiamo anche che nella categoria dei medici possano esserci persone che poco eticamente si arricchiscono, d'accordo con le case farmaceutiche, a procrastinare la morte di gente che soffre.
O dobbiamo escludere a priori queste possibilità?


L'ultimo punto è quello che riguarda Eluana. Il polverone con lei l'hanno alzato perché non capace di intendere di volere (trovatemi un cadavere che lo sia), ma se io cosciente e capace di intendere e di volere, dichiaro al mio medico che non voglio più essere curata, il medico non è obbligato a seguire il mio desiderio? O il giuramento di Ippocrate mi obbliga a subire le decisioni di un medico troppo zelante?

Concludo questo papiro con una riflessione giuridica: una materia non legiferata, anche in senso di divieto a fare, come quella dell'eutanasia, determina un vuoto legislativo che può essere colmato solo dall'arbitrio degli agenti: paziente, medico ed eventuali eredi. Io trovo questa situazione molto pericolosa.
 
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30 replies since 22/12/2008, 15:35   272 views
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