Il trono della sophia

Golem

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eos29
view post Posted on 8/12/2008, 12:06




Per approfondire l'analisi del Faust di Goethe (che non avevo mai letto prima, ma che desideravo da tempo conoscere anche per compararlo con l'opera di Mann, Doktor Faustus) ho acquistato di recente un testo di André Neher intitolato “Faust e il Golem” .
Questo libro è, a mio giudizio, molto interessante perché analizza la figura del Faust e del Golem in tre diversi strati, (storico, leggendario e mitico) mettendone in evidenza le simmetrie così come le divergenze.
Sono ancora all'inizio di questo saggio, quindi ben lontana da una reale comprensione di questi due miti e sopratutto del Golem, di cui pochissimo conosco: in particolare mi sfugge la motivazione della creazione di questa figura e la sua valenza.
Cerco di spiegarmi meglio: Faust invoca Mefistofele per fini prettamente individuali mentre il Maharal (figura storica molto complessa e affascinante) utilizza il Golem nel contesto della collettività, ossia quando sussiste una qualche minaccia per la comunità ebraica. Se così è, il Golem è un automa creato per finalità “positive”?
Quando avevo sentito menzionare il Golem pensavo fosse un essere mostruoso e temibile: potrebbe, invece, essere considerato uno strumento che se sapientemente gestito può condurre alla realizzazione del bene?
Le mie domande sono senza dubbio superficiali e sciocche, ma mi rendo conto che quando mi avvicino a storie e leggende che non appartengono alle mie tradizioni ho lacune e difficoltà di comprensione che non riesco a colmare con le mie letture.
Avendone l'opportunità, preferisco chiedere :rolleyes: .
 
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Rosenberg
view post Posted on 8/12/2008, 14:26




Il saggio di Neher della Giuntina mi è piaciuto.
L'avevo letto appena uscito.

Non mi sento degno di parlare del Golem, dirò solamente che già nel Talmud babilonese (sono due i Sacri Talmud) se ne fa menzione.I golem (lo scrivo minuscolo perché,come evidenziato puntualmente e bene da Eos,si tratta di automi (quello di Praga non è che il più famoso) nella nostra mistica sono numerosissimi.

Mi sento però in grado di fornire alcuni riferimenti bibliografici alquanto esaustivi.

Romanzi:

Il golem
Wiesel Elie; Podwal Mark (La Giuntina)

Di notte sotto il ponte di pietra
Leo Perutz (Edizioni e/o)

Saggio insuperato dell'allievo di Scholem

Moshe Idel :Il Golem (Einaudi).






CITAZIONE (Rosenberg @ 8/12/2008, 14:23)
Il saggio di Neher della Giuntina mi è piaciuto.
L'avevo letto appena uscito.

Non mi sento degno di parlare del Golem, dirò solamente che già nel Talmud babilonese (sono due i Sacri Talmud) se ne fa menzione.I golem (lo scrivo minuscolo perché,come evidenziato puntualmente e bene da Eos,si tratta di automi (quello di Praga non è che il più famoso) nella nostra mistica sono numerosissimi.

Mi sento però in grado di fornire alcuni riferimenti bibliografici alquanto esaustivi.

Romanzi:

Il golem
Wiesel Elie; Podwal Mark (La Giuntina)

Di notte sotto il ponte di pietra
Leo Perutz (Edizioni e/o)

Saggio insuperato dell'allievo di Scholem

Moshe Idel :Il Golem (Einaudi).



PS Il noto romanzo di Gustav Meyrink è quanto di più goffo e fuorviante ci possa essere.
 
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eos29
view post Posted on 8/12/2008, 19:06




Grazie per le segnalazioni Rosenberg :)

Da quello che dici, deduco non sia possibile per me comprendere questa figura (mitologica o leggendaria?): ma avere una traccia per un eventuale futuro approfondimento mi aiuta a non perdermi nella giungla dei libri scritti al riguardo.
Credo che al mio livello, sia preferibile iniziare con un romanzo: e la compartecipazione di Wiesel al testo Il golem mi spinge ad optare per questo :)
 
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Rosenberg
view post Posted on 8/12/2008, 21:25




CITAZIONE (eos29 @ 8/12/2008, 19:06)
Grazie per le segnalazioni Rosenberg :)

Da quello che dici, deduco non sia possibile per me comprendere questa figura (mitologica o leggendaria?): ma avere una traccia per un eventuale futuro approfondimento mi aiuta a non perdermi nella giungla dei libri scritti al riguardo.
Credo che al mio livello, sia preferibile iniziare con un romanzo: e la compartecipazione di Wiesel al testo Il golem mi spinge ad optare per questo :)

Perché per te dovrebbe essere impossibile comprendere una figura religiosa, né mitica né leggendaria quindi,come quella del Golem?
 
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oea
view post Posted on 8/12/2008, 21:26




Non so se possa esserti utile come introduzione alle tue letture sull'argomento, cara Eos, oppure come commento successivo ad esse (chi sa, forse Rosenberg può darti un consiglio anche a questo riguardo): esiste una lunga, strepitosa poesia di Borges intitolata "Il Golem". La trovi all'incirca a metà del volume "L'altro, lo stesso", oppure a pagina 64 di Tutte le opere, Vol. 2, Meridiani Mondadori. Ti consiglio di leggerlo in lingua originale: la traduzione è a mio avviso molto discutibile, e toglie inutilmente sonorità e musica al testo poetico.
L'ultima strofa della poesia è illuminante su uno dei molteplici sensi di questa antica storia. Non ti dico di cosa si tratta, perché ti rovinerei il gusto dell'improvvisa illuminazione regaltaci da Borges, ma posso accennarti che riguarda una comparazione fra i golem e gli uomini, in quanto entrambi fatti di argilla, impastati della terra da cui anche Adamo fu tratto.
 
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bradipo1
view post Posted on 8/12/2008, 23:48




OT mostruoso: il "figlio" del Golem: il robot.

La parola stessa robot ha origine da una parola ceka che significa lavoro pesante, e come Rosemberg ha ricordato è di Praga il golem è più famoso.

E' poi un autore ebreo, Isaac Asimov, che deve gran parte del suo sucesso ai robot, e suo sia il termine 'robotica', che la definizione formale delle "leggi della robotica":

  1. Un robot non può recare danno a un essere umano, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.

  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contrastino con la Prima Legge.

  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima e/o la Seconda Legge

 
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eos29
view post Posted on 9/12/2008, 17:34




CITAZIONE (Rosenberg @ 8/12/2008, 21:25)
Perché per te dovrebbe essere impossibile comprendere una figura religiosa, né mitica né leggendaria quindi,come quella del Golem?

Nella formulazione della tua domanda Rosenberg, c’è la chiave per la mia risposta: come hai ben evidenziato si tratta di una figura religiosa e l’approccio letterario, a mio parere, non è sempre sufficiente a comprendere la vera essenza dell’universo religioso. Probabilmente è un mio limite: ma mentre in altri campi riesco, anche se a volte con notevoli difficoltà, a comprendere i principi base della materia che sto affrontando, per quanto riguarda le religioni (al plurale, perché trovo ostacoli con ogni religione) l’avvicinamento letterario da autodidatta mi risulta estremamente difficile, in quanto carente di una qualsiasi tecnica di interpretazione. All’inizio di quest’anno avevo anche pensato di iscrivermi alla Facoltà di teologia, non certo per un improvviso afflato religioso ma come interesse puramente culturale, ma è risultato impossibile conciliare l’obbligo di frequenza con il mio lavoro.
Con i mezzi attualmente a mia disposizione, non riesco a distinguere la figura del golem da un qualsiasi altro homunculus. Dal poco che ho letto al riguardo, riesco per contro a cogliere l’evoluzione di questo essere alchemico nel mostro creato dalla penna della Shelley o anche nei robot di Asimov, con tutto il loro mondo e le relative leggi, come ricordato da bradipo (personalmente non trovo affatto il tuo intervento un mostruoso OT ;) ).
Mi fa veramente piacere ricevere così tanti stimoli per le mie letture e aggiungo volentieri tra le opere di futura consultazione anche la poesia di Borges (al momento non ho con me Tutte le Opere e non possiedo L'altro, se stesso): sono sicura che il testo letto in lingua originale sia più musicale, ma non conoscendo lo spagnolo, mi accontento della traduzione :) .
 
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oea
view post Posted on 9/12/2008, 23:35




IL GOLEM

Se (come il greco afferma nel Cratilo)
il nome è l'archetìpo della cosa,
nelle lettere r o s a sta la rosa
e tutto il Nilo nella parola Nilo.

E, fatto di consonanti e di vocali,
c'è un terribile Nome, che l'essenza
cifra di Dio, e che l'Onnipotenza
serba in lettere e sillabe epocali.

Adamo e il firmamento l'han saputo
entro il Giadino. Ruggini del peccato
(dicono i cabalisti) han cancellato
quel che le generazioni hanno perduto.

Gli artifici e il candore d'ogni uomo
non hanno fine. Un tempo, come sai,
il popolo di Dio cercò quel nome
nelle veglie del ghetto dei giudei.

Non al modo di altre che una vaga
ombra insinuano nella vaga storia:
è verde ancora e viva la memoria
di Giuda Leòn, rabbino in Praga.

Ansioso di saper quel che Dio voglia,
Giuda Leòn creò permutazioni
di lettere e complesse variazioni
e disse alfine il Nome che è la Soglia,

la Chiave, l'Eco, l'Ospite e il Palazzo
sopra un fantoccio che con lente mani
foggiò, per istruirlo negli arcani
delle Lettere, del Tempo e dello Spazio.

Il simulacro alzò le sonnolenti
palpebre e vide forme con colori
che non intese, perse nei rumori,
e tentò timorosi movimenti.

Gradualmente si vide (come noi)
imprigionato nella fitta rete sonora
di Prima, Poi, Ieri, Mentre, Ora,
Destra, Sinistra, Io, Tu, Quelli, Voi.

(Il cabalista che officiò da nume
quella vasta creatura chiamò Golem;
queste realtà ci riferisce Scholem
in una pagina o più del suo volume.)

Il rabbi gli spiegava l'universo
"Questo è il mio piede, questo il tuo, la toga..."
e ottene, in capo agli anni, che il perverso
spazzasse bene o mal la sinagoga.

Ma ci fu forse errore di grafia
o di pronuncia nel dire il Sacro Nome:
nonostante una sì gran magia
non seppe mai parlare il quasi uomo.

I suoi occhi, meno d'uomo che di fiera
e anzi meno di fiera che di cosa
seguivano il rabbi nella dubitosa
penombra di quei luoghi da galera.

Una fosca anormalità era nel Golem,
tal che al suo passo il gatto del rabbino
si nascondeva. (Non lo dice Scholem,
però attraverso il tempo io l'indovino)

Alzando anch'egli a Dio mani filiali
le devozioni del suo dio copiava
o, stolido e ridente, si curvava
in concave riverenze orientali

Il rabbi lo guardava con qualche tenerezza
e un po' d'orrore. Come (pensò)
volli dar forma a un figlio doloroso
lasciando l'inazione, ch'è saggezza
?

Perché volli aggregare all'infinita
serie un simbolo in più? Perché alla vana
matassa che in eterno si dipana
diedi altre cause, effetti, e mal di vita?

Nelle ore di angoscia e luce vaga
sul suo Golem lo sguardo soffermava.
Chi potrà dirci le cose che pensava
Iddio, guardando il suo rabbino in Praga?

(J.L. Borges, L'altro, lo stesso, 1958)

Edited by oea - 10/12/2008, 08:39
 
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eos29
view post Posted on 11/12/2008, 21:10




Grazie oea per aver inserito questa poesia: la traduzione è la medesima presente in Tutte le opere di Borges?
Non ho avuto ancora modo di verificare...... :(
 
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oea
view post Posted on 13/12/2008, 23:03




CITAZIONE (eos29 @ 11/12/2008, 21:10)
Grazie oea per aver inserito questa poesia: la traduzione è la medesima presente in Tutte le opere di Borges?
Non ho avuto ancora modo di verificare...... :(

no, la traduzione è mia. ho tentato di salvare le rime, senza tradire la lettera dell'originale
 
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eos29
view post Posted on 16/12/2008, 21:32




CITAZIONE (oea @ 13/12/2008, 23:03)
CITAZIONE (eos29 @ 11/12/2008, 21:10)
Grazie oea per aver inserito questa poesia: la traduzione è la medesima presente in Tutte le opere di Borges?
Non ho avuto ancora modo di verificare...... :(

no, la traduzione è mia. ho tentato di salvare le rime, senza tradire la lettera dell'originale

Veramente molto bella oea e ancora più apprezzata perché frutto del tuo impegno!

Grazie di cuore :)
 
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eos29
view post Posted on 18/12/2008, 19:09




Oea ti dico la sincera verità: ho apprezzato in pieno la tua traduzione solo ora che l’ho confrontata con il testo presente in “Tutte le opere”. Si capisce che sei un vero conoscitore dell’opera di Borges proprio perché, ricercando le rime probabilmente presenti nell’originale, sei riuscito ad esprimere il suo concetto di poesia come espressione non solo di musicalità ma anche di magia. La poesia dipende non solo dal significato astratto delle parole, ma anche dalla loro connotazione magica.
E’ veramente una bella poesia e offre un ulteriore ausilio al mio tentativo di “comprensione” che sta leggermente progredendo anche grazie al testo di Neher che apprezzo sempre più andando avanti nella lettura.

Veramente una tematica intrigante quella del Golem.
 
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Rosenberg
view post Posted on 20/12/2008, 11:40




Il Golem di Praga, come tutti gli altri golem, non ha a che vedere nulla con i robot né con il Frankenstein della Shelley.
 
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oea
view post Posted on 20/12/2008, 16:01




Grazie a te, Eos. Sì, ho cercato di salvare le rime dell'originale (non mi è riuscito solo in una quartina), al contrario di quanto puoi leggere nella traduzione in "Tutte le Opere".

Ho trovato un passo in cui Jean Starobinski, parlando di Cartesio, usa termini che mi hanno fatto sospettare che il filosofo francese sapesse qualcosa dei golem:
Cartesio ha immaginato ... una "macchina di terra" ... somigliante al corpo umano, con al centro un "fuoco senza luce".

La "macchina di terra" Cartesiana può compiere tutte le azioni di un uomo, tranne parlare. Parlare, infatti, richiede la res cogitans, che alla "macchina di terra", pura res extensa, manca.
 
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Rosenberg
view post Posted on 30/3/2009, 13:17




A questo proposito consiglio un bel libro di Paola Capriolo: "Una luce nerissima".
 
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14 replies since 8/12/2008, 12:06   334 views
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