| Grazie a te, oea..sapevo che una poetessa come la Merini non avrebbe potuto restarti indifferente. Credo di aver compreso i versi a cui fai riferimento ma sono sincera nel dirti che non sono riuscita a ricordarli nello specifico e quindi a ritrovarli...mi impegnerò di più, anche perchè credo facciano parte della raccolta "Terra Santa".
E' importante, secondo me, leggere questa grande donna con gli occhi più "limpidi" possibili, senza lasciarsi influenzare dal suo trascorso perchè, se è vero che la lunga esperienza dell'internamento l'hanno segnata fin nello strato più profondo del suo "io" è anche vero che ha sempre composto, sin dalla tenera età perchè è la sua anima in quanto tale ad essere fortemente espressiva. Nonostante la vita non facile, le esperienze dure, il rapporto familiare continuamente interrotto dai suoi periodi di "allontanamento" nelle sue parole non c'è mai astio, rancore, ribrezzo, "cattiveria"...ci sono consapevolezza e dolore ma sempre avvolti da una delicatezza che fa riflettere e commuovere e da una capacità innata di rendere concreti, con parole sapientemente e splendidamente accostate, i pensieri più nascosti che un essere umano può generare in una situazione così estrema. E' forte, Alda Merini, di una forza travolgente pur restando sempre apparenetemente serena. In lei, nella sua mente, sono fusi insieme visionarietà e realismo in perenne equilibrio precario. Suggerisco vivamente "Lettere al dottor G." in cui sono raccolti tutti i versi, i pensieri e le lettere che ha dedicato, durante il ricovero dal '65 al '72, al dott. Enzo Gabrici, lo psichiatra che l'ha curata e che è diventato con il tempo il suo mentore oltre che il suo punto di riferimento per la vita e la sopravvivenza. Sono squarci di una profondità inaudita in cui si evidanziano non solo il rapporto medico - paziente ma anche la lenta trasformazione di un'anima straziata che riesce a non soccombere buttando fuori tutta la forza che ha dentro. Profondissima l'immagine della Merini che, nel manicomio, si ritrova a picchiare altri malati per distoglierli dal tentativo di suicidio. Una potenza interiore che fa rabbrividire.
Sono nata
"Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta. Così Proserpina lieve vede piovere sulle erbe, sui grossi frumenti gentili e piange sempre la sera. Forse è la sua preghiera"
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